Dopo l’estate

dopolestate

come la vela

come la vela che
fedele al vento
strappa se stessa pur di seguirlo
anche se sa che seconda
comunque sarà alla nuvola
che del tuono nera è il corpo
irraggiungibile il lamento
così è il mio pensare che
fedele alla verità
a inseguirla schiavo s’affanna
impresa che dilacera
ma non se ne importa e
va pur di raggiungerla
e arde
anche se sa che si offre lieve
d’estinguere tutto in un dio
il dono che consola

***

sto a quest’àncora

sto a quest’àncora
limine
filo di rasoio
verità/menzogna
risoluto ma impotente
di conoscere è ciò che voglio
verità che m’appartiene
ma che non è mia
vano m’è cercare fuori di me
s’è e perché sia

***

competizione

nel bosco fitto
gli alberi corrono a carpirsi il sole
fino a quanto hanno fiato in corpo
cupi di verde gli alti palchi sgomitano
sotto s’intricano arresi i rami secchi
e infiniti gli aghi e le foglie morte si spargono
ondeggiano e fremono a ogni brezza le chiome
giù nel buio d’ombra s’impone il silenzio
e pungente stenta il respiro

***

vite indaffarate
(una via operosa alla non verità)

«Credi che costoro vedano di se stessi e dei compagni qualcos’altro che non siano le ombre che il fuoco proietta su quella parte della caverna che sta loro in faccia?»
Platone, La Repubblica, libro VII

ci vogliono ali per fuggire
non perdona l’imbuto che l’ha ingoiata
da tempo la formica l’ha perse
indaffarata viene e va com’è suo uso
e più la polvere s’arrampica più frana
e più lo svaso infido sprofonda
volenterosa l’orme percorre e ripercorre
sempre quelle ma le confonde
d’altro genio il caso non l’ha favorita
a forza di tentare e rovinare
giù s’è fatto troppo lontano il cielo
troppo s’è chiuso angusto l’orizzonte
e sazia soddisfatta di fatica
solo la sponda chimerica e la sua ombra
si riduce la formica a riconoscere
come tutta e l’unica vera vita

«Che pretesa parlare della Verità! Che ardire anche solo nominarla. Impantanati come siamo nell’interminabile meandro della Storia, dove le delusioni del presente hanno definitivamente alienato ai cuori la fiducia nelle umane e progressive sorti, c’era forse bisogno di ribadire che il materialismo è ormai tremendamente démodé? Non era sufficientemente chiaro che sono da trattare alla stregua di anticaglie tutti coloro che pretenderebbero di sostituire la materia all’anima, la natura a dio, la ragione alla fede? E come si poteva mai pensare che siano ancora indossabili i panni di quei dinosauri che dichiarano d’ambire addirittura alla Verità, senza sapere, poveretti, che la Verità è relativa e nessuno può conoscerla?»
Da Il “rigoroso sacerdozio” della Verità: la poesia di Marcello Bettelli, di Ivano Ferrari (che apre il libro)

marcellobettelli

Marcello Bettelli, a destra

Dopo l’estate, raccolta uscita per i tipi digitali di Matisklo Edizioni, è l’esordio letterario per il medico modenese Marcello Bettelli, accompagnata dalla prefazione di un altro medico/scrittore, Ivano Ferrari.
La raccolta è articolata in sei sezioni, ognuna delle quali raccoglie testi relativi ad un aspetto dell’esistenza raffrontato alla Verità, intesa non come realtà data e condivisa ma come ricerca da effettuarsi personalmente, come traguardo cui ambire sia attraverso la ragione sia attraverso la poesia.
Marcello Bettelli nasce a Tripoli nel 1945 da famiglia italiana per poi rimpatriare nel 1960 in provincia di Modena, luogo d’origine del padre, dove conclude la scuola superiore e l’università. Medico a ventiquattro anni, prima in ospedale e successivamente come medico di famiglia; forte lettore, dalla metà degli anni ’80 inizia ad interessarsi alla poesia, dalla metà dei ’90 inizia a scriverne.
Per approfondire:http://www.matiskloedizioni.com/dopolestate/

Matisklo è la parola