La fuga di Pegaso

LAURA BLENGINO

Pegaso Rit

Il nostro viaggiare su e giù indica, oltre che curiosità, anche un bisogno, ma di che? Che cosa ci manca? Christa WolfPremesse a Cassandra, 1983

La costellazione di Pegaso scese dal cielo fluttuando. Come una piuma di volatile: silenziosa ed eterea.

Voleva visitare il pianeta Terra che da secoli osservava immobile e attonita dall’alto.

Ma non sapeva ancora che la curiosità uccise il gatto.

Fu in quel preciso istante, da quando mosse il primo passo stellare.

Fu solo questione di un secondo. Ma in quel secondo cambiò tutto.

L’equilibrio fragile si ruppe, come una moneta che rotola su un tavolo.

Pegaso scese giù. E tutto non aveva più senso logico.

Un fiero e bianco destriero s’innalzò nella distesa nuvolare. E con lui tutti i suoi simili e gli esseri terrestri.

Invece chi viveva nell’acqua, si trasferì sulla terra. Respirando benissimo.

I volatili scesero come stelle cadenti sulla terraferma. Non sapevano più volare.

Noi umani venimmo espulsi dal terreno e iniziammo a realizzare il nostro grande e ardito sogno: volare.

Ma così le cose non sarebbero funzionate a lungo.

Noi lo sapevamo. E anche le divinità.

Fu per questo che venne mandato un Dio. Per ristabilire l’equilibrio. Appena toccò la nostra atmosfera una serie di fulmini squarciarono il cielo. Come un mare in tempesta. Era forse la sua rabbia?

Il Dio con il martello in mano suonò una campana. Un suono cristallino e diafano. In quell’attimo tutto tornò a posto.

I volatili tornarono sulle nuvole. I pesci e anfibi tornarono in acqua. E gli uomini poggiarono di nuovo i piedi a terra.

La normalità.

E ancora oggi noi festeggiamo questo.

La divinità era Thor. Oggi la conosciamo col nome di Moro. La faccia e il corpo sono stati dipinti di scuro. I capelli color grano sono nascosti sotto il turbante. Tutto pur di non far trapelare che lassù girovaga una divinità. Altrimenti, sai quanto lavoro c’è per lei!

Foto di Laura Blengino