La Santa Coppia

santacoppia

LORENZO BARBERIS

“Come fa un papa a raggiungere un papa
dall’altra parte di un altissimo muro?”
Indovinello da rivista parrocchiale anni ’80.
(vedi soluzione al fondo)

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E’ arrivata anche a Mondovì “La Santa Coppia”, brillante istant-comedy (possiamo dire così, sul modello degli istant-book?) ispirata alla recente (dal 2013) e inedita convivenza forzata di due papi, emerito ed in carica.

Il titolo è un riuscito calembour tra “La santa coppa” del Graal – evocata dal tema religioso – e “La Strana Coppia” di Jack Lemmon e Walter Matthau.

I due papi sono ovviamente Ratzinger e Bergoglio (in una battuta di Barbero, nei panni del “segretario particolare”, si sottolinea compiaciuti la piemontesità del “Papa Simpatico”), sotto le maschere di Leone XIV e Leone XV: nomi abbastanza profetici, prima o poi qualche futuro pontefice citerà l’autore della notevole “Rerum Novarum”.

I nomi propri dei due papi, Giuseppe e Francesco, il tedesco e l’italo-argentino, lasciano del resto poco spazio ai dubbi.

Insomma, una classica “Buddy Buddy” comedy (il termine deriva proprio da un film con il duo Lemmon-Matthau: l’ultimo film di Wilder) che funziona perché già gli originali sono perfetti: basta adattarli a maschera e metterli in scena.

Poliziotto cattivo e poliziotto buono, insomma, un teatrino che funziona anche negli interrogatori all’americana, figurarsi in scena: Joseph è un simpatico vecchio brontolone, Francesco è un po’ ringiovanito per accentuare il contrasto generazionale tra il tradizionalista ossessionato da camauro e gregoriano, e il vulcanico modernista tutto facebook, salsa e merengue.

Il meccanismo del “buddy buddy” theatre funziona così bene che viene amplificato in una triplicazione: alla coppia dei papi si affianca una seconda “santa coppia”, i due fedeli servitori (una coppia storica, del resto, del teatro piemontese, Franco Barbero e Margherita Fumero), il vero centro dell’azione scenica; e infine una terza, i simpatici tuttofare “Fratelli Babbione”, coi loro interventi surreali e ipercinetici.

Più che altro, si sente una notevole edulcorazione delle infinite possibilità di satira che la situazione offriva su un piatto d’argento, ed entrambi i papi sono due simpaticoni senza reali lati oscuri o spigolosità (che li avrebbero resi teatralmente più interessanti, forse, e più corrosivi), e nel finale si associano a cantare insieme il refrain “Chi sono io per giudicare”, tormentone e inno di questa bonaria punzecchiatura all’insegna del “volemose bene”.

Anche le ossessioni dei due servitori, la fedele suor Pazienza e il segretario particolare Dante Antiossi (nota di umorismo volutamente parrocchiale, credo, dato il contesto di religiosità papale volutamente dimessa e alla mano), sono platealmente un equivoco fin dal loro primo apparire, ben diversamente da quelle dei “Corvi” che hanno messo in difficoltà entrambi i pontificati (a partire proprio dal malfidato “secretario particulare” di Papa Ratzi, dal cui scandalo nacque la decisione di prudenti dimissioni).

Apprezzabile comunque  l’abilità di dribblare ogni rischio di volgarità gratuita, che è il rischio verso il basso quando ci si approccia all’ironia sull’ambito clericale, mantenendo comunque un ritmo frizzante e vivace. Si ride di cuore, e il tempo dello spettacolo vola in un attimo in un oliato meccanismo sulla scia dell’esile trama da “commedia degli equivoci”, rinforzata di sketch non banali e pure “teologicamente corretti” (ovviamente in ambito comico tale elemento resta sullo sfondo, ma non si vede un solo errore di ambientazione, nemmeno “da matita rossa”, cosa che è non è da poco ed è uno degli indici della alta qualità di scrittura e interpretazione che sta dietro al testo, a molte mani).

Poi, certo, a un complottista come me un po’ dispiace che i due papi non siano davvero andati armati di pistola a regolare i conti con qualcuno le cui richieste “non si possono rifiutare” e di cui si devono occupare di persona (non c’entra nulla: Papa Francesco viene eletto a Marzo 2013, Ottobre 2013 scompare Giulio Andreotti).

Certo, in verità i due assistenti pasticcioni si addormentano con una torta impasticcata, quindi è difficile sapere cos’abbiano davvero fatto i due papi, ma se si fosse scelta una linea di humour nero, sul finale i fratelli Babbione dovevano sventagliare almeno due mitra al posto delle solite attrezzerie da tuttofare.

Magari per “La santa coppia 2″ si può pensare a graffiare un po’ di più: volendo, come insegna Dante (non Antiossi-Dante, eh: quello vero), la strana coppia c’è già stata e forse una piece su Bonifacio VIII e Celestino V potrebbe risultare un po’ più al vetriolo.

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Bonus Track

Risposta corretta alla domanda di copertina e piccola digressione storica (true story, più o meno).

“non è possibile, non possono esistere due papi allo stesso momento!” spiegò sorridente il giovane curato alla classe di catechismo cui faceva sostituzione. Un ragazzino dall’aria saccente lo guardò con un sogghigno a mezza bocca. “Evidentemente non avevano mai sentito parlare dello scisma avignonese”. Il giovane curato lo guardò vagamente spaventato. Se le pecorelle erano così, il lavoro da pastore era più difficile di quanto gli avevano spiegato in seminario. Comunque, nonostante le probabili raccomandazioni del curato, vi assicuro che il bambino finora non l’hanno ancora scomunicato.