Nebbia, tanto che non capivo

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MICHELE GHIBAUDO

Più si va avanti e più si capiscono delle cose ma forse era meglio quanto non si capivano ancora.
Come se una grossa bocca che imboccava il vicolo espirasse la nuvola bianca, quella sera, come quando fuori fa freddo e la tua bocca fa nuvole bianche, ma molto più grosse. I comignoli iniziavano a esalare verso l’alto le loro inquietudini libere, lunghe, dirette verso il cielo da neve che ricopriva i tetti di Mondovì. La nebbia era scesa e via sant’Agostino, pervasa dall’alito gelido proveniente dal vicolo della grossa bocca, quello del Moro, sembrava un vetro appannato, anzi il riflesso appannato nella pupilla di un bambino, anzi, era la pupilla appannata di un bambino, sì. Tutto d’argento … ma l’argento di notte; era come respirarmi e risoffiarmi nell’aria, come volevo che fosse, a sbuffi, bianco come i miei pensieri in quell’istante. Ero aria nella nebbia e circolavo un po’ dentro e un po’ fuori di me e al di là l’imminente meraviglia di un bianco vagheggiar a luci pois. Era successo qualcosa … la meraviglia non era meravigliosa, bambino, mi respiravo, dentro e poi a capriola fuori dalla bocca e poi nel naso, ma il biancore era diventato pallore, ma la meraviglia non era più meravigliosa ed era sera poco prima della cena, e sotto i porti ed Gazan e quando c’è la nebbia, quando è bello, quando si torna a casa, con gli occhi umidi di notte e respiro. Era successo qualcosa. Vedevo tutto … tutto bianco, tanto che non capivo, la paura, l’incomprensibile, era successo qualcosa … la sfiducia nuova, estranea nell’irrazionalità di quei palpiti vaghi, sfiducia nuova, sorella gemella della fiducia nuova, estranea come la sorella, gemella, speculare, sfiducia e fiducia nuove … amorfe. Due sconosciuti passanti con il volto bianco, senza sembianze, a braccetto e fu esser bambino per poter nascondermi dentro, laggiù, in fondo, dai due passanti a braccetto che facevano paura. Cattive novelle vagavano avanti e indietro. Era successo qualcosa quella sera, oltre i comignoli, oltre i pois, oltre il vetro. E le inquietudini non salivano più al cielo. Mi nascosi nel bianco dei miei pensieri, senza muovere e nel soffio gelido di quella città annebbiata da una grossa bocca, in quegli istanti argento … argento nero, poco prima di cena, non vi era la meraviglia. Quella coppia a braccetto vagava. Io nascosto la feci passare. Invano mi cercai per qualche interminabile istante, tanto che non capivo, soltanto il mio respiro fradicio, nero. Quella coppia, a braccetto, vagava.

(Foto di copertina: Laura Blengino, “The world in a showcase”, da una vetrina a Mondovì).