La casa del poeta

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Mostra di Sandro Lorenzini

ELISABETTA MERCURI

Una sperimentazione ardita che adotta il binomio parola / figura per esternare pensieri che parlano di  “attesa, nostalgia, lirico struggimento”.  La parola scritta e la carta, “sinonimi per definire con immediatezza certi stati d’animo colti nell’attimo brevissimo in cui lo stupore si affaccia alla mente e le situazioni si precisano nella propria identità poetica, isolate da tutto il mondo, divenendo figure”.

Collage e brevi composizioni poetiche nella mostra, La casa del poeta di Sandro Lorenzini (noto ai più come scultore),organizzata dal Centro Angelo Savelli di arte contemporanea e da Sukiya – dimora di raffinatezza, a Lamezia Terme e inaugurata il 30 maggio 2015. “Oltre alla leggerezza, intesa come categoria del pensiero – si racconta l’artista – sono la rapidità e la precisione i mezzi con cui mi esprimo, sentendomi a mio agio nei territori specifici della poesia e della grafica”.

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Ma le sue riflessioni sulla leggerezza e sullo stupore partono da lontano, definendo un percorso che ha già trovato i suoi spazi nel teatro, nella scultura, soprattutto nella ceramica dove ha adottato la peculiarità della grande dimensione. L’artista ligure (è nato a Savona nel 1948) ha scelto la ceramica come predominante mezzo espressivo. La qualità e l’alto livello tecnico di queste creazioni lo hanno reso famoso in tutto il mondo. Molte sue opere sono state acquistate da importanti musei internazionali. Ha esposto in Italia, Francia, Spagna, Germania, Stati Uniti, Cina, Giappone, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Nuova Zelanda. Ha ricevuto premi in concorsi e biennali internazionali come quelli di Faenza, Vallauris (Francia), Mino (Giappone), Il Cairo (Egitto), Foshan (Repubblica Popolare Cinese). Ha insegnato in prestigiose università americane e in centri ceramici di eccellenza in Giappone e in Cina.

È stato l’incontro con le culture orientali, in particolare quella giapponese, a stimolare la  ricerca interiore del maestro Lorenzini, portandolo a cimentarsi in nuove espressioni artistiche con cui poter sfiorare i temi dell’esistenza e del divenire: gli haiku, per l’appunto, sono composizioni poetiche di tre versi, che riescono ad esprimere improvvise intuizioni, con una metrica costituita da cinque, più sette, più cinque accenti; e le raffigurazioni, sotto forma di collage, divengono  ‘sinonimi’ grafici di quei pensieri.

“Sintesi, immediatezza, leggerezza e precisione esecutiva”, nelle immagini  così come nella metrica e nella struttura delle forme poetiche che completano l’opera esposta.

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La mostra proposta nella Galleria Sukiya racchiude la sintesi di un cammino artistico indirizzato alla scoperta di una complementarietà all’immaginario da rappresentare. Ed ecco trovare il suo compimento nella poesia: in un continuo disvelarsi “nei risvolti impensati di certi giorni, nella chiarità di certe luci, nella sorpresa di certe verità, nel senso preciso di certi brevissimi atti”.

Riconoscendone il valore espressivo e consolatorio, così ancora Lorenzini scrive sulla poesia: “Mi è stata amica. Si è fidata di me, forse. Ha chiarito misteri. Ne ha posto altri.  Mi ha parlato del vero con voce vera, poiché questo sa fare. Mi ha donato ogni volta stupore e meraviglia. Mi ha raccontato storie. Mi ha riempito la mente di figure”.

È l’intreccio del linguaggio emotivo e visivo a caratterizzare questo evento espositivo,  a sedurre i visitatori  con uno stupore simile a quello che ha permeato il processo creativo delle opere in mostra.

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Le fotografie (autorizzate) sono opera di Margutte